PER IL DISARMO fuori l'Italia dalla NATO

15-05-2025 14:32

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PER IL DISARMO fuori l'Italia dalla NATO

Verso il 21 giugno

Verso la manifestazione del 21 giugno contro guerra e riarmo, il 24 maggio assemblea nazionale

 

 Dopo l’incontro nazionale che si è tenuto a Roma domenica 13 Aprile, promosso da 40 tra partiti, associazioni, realtà del sindacalismo di base e del mondo pacifista e studentesco, si è avviato un percorso per la costruzione di una manifestazione nazionale per il 21 giugno a Roma, a pochi giorni dal vertice Nato dell’Aia. Per preparare la manifestazione viene convocata una assemblea nazionale a Roma il 24 maggio (ore 10.00 al cinema Aquila). È fondamentale in questo momento coinvolgere più realtà, organizzazioni, intellettuali e membri della società civile disponibili a costruire un fronte ampio e indipendente contro le politiche belliciste, il riarmo, la Nato e il genocidio in Palestina e per riconvertire gli investimenti in armi in spese sociali. La lotta contro il riarmo e la guerra non può essere merce di scambio elettorale. Per costruire questo percorso sono stati individuati una serie di punti su cui concentrarsi per favorire la maggior convergenza possibile. 

 

1) il disarmo come unica scelta giusta e razionale per il futuro dell’umanità. Il disarmo richiede la immediata de escalation delle armi e delle spese militari, il cessate il fuoco in ogni luogo di guerra per giungere ad un accordo di disarmo generalizzato che metta al bando le armi nucleari e riduca gli eserciti. 

2) No al riarmo europeo, nè su base nazionale nè sotto l’ipocrita ombrello della difesa comune europea. L’esercito comune europeo presentato come alternativa al riarmo nazionale, nella UE burocratica e antidemocratica attuale, sarebbe una mostruosità golpista e guerrafondaia . L’Europa deve diventare un continente di pace dall’Atlantico agli Urali. 

3) Il primo atto di pace e giustizia nel mondo è la libertà del Popolo Palestinese. Nessuna vera pacificazione sarà possibile se Israele, con il sostegno e la complicità degli USA e dell’Occidente, potrà continuare il genocidio di un intero popolo. Tutti i criminali israeliani e i loro complici vanno portati alla sbarra della giustizia, il regime coloniale di apartheid in Palestina deve essere smantellato con il pieno diritto al ritorno di tutti i profughi cacciati dalla loro terra e l’autodeterminazione democratica. Fino ad allora la resistenza palestinese all’oppressore va sostenuta in tutte le sue forme e Israele va boicottata e sanzionata. 

4) Basta con la NATO, unica alleanza militare aggressiva la mondo, che, al di là della retorica liberale, sostiene con le armi e la guerra il suprematismo bianco occidentale. La NATO va sciolta e in ogni caso l’Italia deve uscire dalla NATO e smantellare le enormi basi e servitù militari americane sul suo territorio. Un ruolo neutrale dell’Italia darebbe un grande contributo alla pace in Europa e nel mondo e aprirebbe spazi enormi per lo sviluppo economico e sociale del paese. 

5) Stato sociale e non stato di guerra. Vogliamo la forte riduzione e non l’aumento delle spese militari. Vogliamo la fine delle politiche di austerità e non a favore dell’economia di guerra, ma per la sanità pubblica, la scuola e la formazione, le case, i diritti sociali. Vogliamo la fine della guerra contro il lavoro condotta nel nome del profitto e della competitività a tutti i costi, che oggi ci sta portando alla guerra vera e propria. Vogliamo la redistribuzione della ricchezza tra le classi sociali e tra i popoli e la fine del dominio liberista sull’economia e sulla società. No alla riconversione del sistema industriale per fini bellici. 

6) La prima difesa dell’ambiente è eliminare la guerra, che resta la prima devastazione e soppressione di ogni forma di vita sul pianeta. Le colossali risorse economiche e scientifiche oggi spese per le armi e per la guerra vanno riconvertite per la giustizia climatica e ambientale. Per fermare la distruzione della natura oggi è necessario un cambiamento generale del sistema di vita a partire dai paesi più ricchi del pianeta, l’economia di guerra e la guerra invece sostengono con le armi e la violenza un sistema non più sostenibile. 

7) No al razzismo. No alle politiche discriminatorie, ai muri, alla guerra verso i migranti che si stanno diffondendo tra tutti i governi del mondo occidentale e che sono parte della follia bellicista dilagante. Non c’è libertà se una parte rilevante degli abitanti di un paese non sono cittadini come gli altri e sono considerati solo in base allo sfruttamento al quale possono essere sottoposti. Non c’è pace se dilaga il razzismo di stato verso i migranti che alimenta quello nella società. La distruzione del regime autoritario speciale che opprime i migranti è parte fondamentale della nostra libertà. 

8) No allo stato di polizia e al neofascismo. No alla distruzione della democrazia nel nome della sicurezza interna e del nemico esterno. Leggi fasciste come il Decreto Sicurezza vanno contrastate in ogni modo, così come bisogna lottare contro la propaganda bellicista, contro la caccia alle streghe verso il dissenso e il pacifismo. Oggi il sistema mediatico e la propaganda politica reazionaria e liberale invocano censura e repressione contro chi si oppone al genocidio in Palestina o al riarmo per la guerra. L’intolleranza del potere è parte della logica e della politica di guerra e resistere ad essa è un dovere politico e morale. In avvicinamento al 21 giugno, oltre all’assemblea è importante partecipare alla manifestazione del 31 maggio contro il Decreto Sicurezza e si invitano i territori a una mobilitazione il 2 giugno nelle modalità da decidere nell’assemblea del 24 maggio al Nuovo Cinema Aquila alle 10 a Roma. 

 

Per adesioni: Manifestazione21giugno@gmail.com 

Roberto Crispino

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Siamo un gruppo di compagne e compagni che hanno aderito all’unico progetto di alternativa attivo in questi anni per unire le sinistre anticapitaliste: lo vogliamo vedere compiuto, per riuscire a dare risposte concrete a favore della giustizia sociale ed economica, contro la guerra e contro la distruzione ambientale.

 

Tra di noi ci sono iscritti ai partiti e ai gruppi politici che hanno dato vita a Unione Popolare, insieme a un nutrito gruppo di indipendenti. Crediamo nell’importanza delle organizzazioni, dell’esperienza e della cultura politica. Non abbiamo mai pensato che i partiti dovessero sciogliersi o ritirarsi, ma riteniamo che il progetto comune della costruzione della sinistra d’alternativa non meriti tentennamenti , polemiche sterili e improvvisi cambi di orientamento.

Siamo tra coloro che hanno risposto con entusiasmo all’indicazione di andare nelle piazze per le raccolte firme, prima per la partecipazione alle elezioni, poi per le leggi di iniziativa popolare.
Non possiamo accettare che all’impegno di tante e tanti militanti non corrispondano un’adeguata continuità dell’informazione interna, né lo sviluppo dei criteri di partecipazione.

Siamo contrari alla gestione verticistica dell’attività politica, pur essendo del tutto consci dei limiti dell’assemblearismo. La pratica democratica va continuamente curata e messa a punto, con gli strumenti e la cultura necessari. Occorrono organismi elettivi, che rispondano con chiarezza del loro operato alla base delle e dei militanti.

Riteniamo che nostre capacità di analisi e proposta vadano sempre affinate nel confronto aperto con ogni forza genuinamente progressista e democratica e, in particolare, con la presenza attiva nei territori. Dobbiamo saper ascoltare e interpretare anche i bisogni di chi, a partire da situazioni di disagio e marginalità, è ingannato dalle false promesse del populismo e delle destre.

Consideriamo l’attività di comunicazione, verso l’interno e verso l’esterno, un pilastro fondamentale dell’attività politica, a cui vanno garantiti la continuità e gli strumenti necessari.
Non può essere tralasciato l’impegno a contrastare la chiusura, nei nostri confronti, del sistema mediatico, per la quale rischiamo di essere confinati in un’area di perenne ininfluenza.

Dobbiamo essere promotori di movimenti sociali, attraverso l’indispensabile relazione costruttiva con le iniziative di protesta di lavoratrici e lavoratori, con l’area del dissenso giovanile e con tutti coloro che scendono nelle piazze per battersi contro le grandi minacce del nostro tempo: dal disastro ambientale, alle guerre e gli stermini di massa, alle innovazioni tecnologiche indirizzate, ancora una volta, al solo interesse del capitalismo imperante.

 

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